Il comportamento vergognoso dei tifosi dell'Inter rovina il rendez vous del calcio milanese che il Milan aveva dominato sul piano mentale. Il Milan può finalmente mettersi La Coruña in testa: è indubbio che siano i rossoneri la squadra più forte di Milano in questa stagione. Al contrario di quanto viene detto da più parti l’egemonia nasce non tanto da un fattore tecnico tattico ma da una sfera puramente intellettiva e mentale. Il Milan ha applicato una strategia psicologica efficacissima, più esiziale di qualsivoglia tiro di Shevchenko o parata di Dida. Gli uomini di Ancelotti hanno fatto leva sulla loro atarassia agonistica interiore di matrice quasi trascendente.
Il buon Carletto potrebbe scrivere il libro "Lo Zen e l’arte di irretire l’Inter", un best-seller annunciato. La forza nel Milan sta nella consapevolezza della propria forza applicata ad un’umiltà ereditata proprio dalla nefasta serata del Riazor. In un libro del XIV secolo intitolato "La nube della non-conoscenza" un anonimo scrittore inglese asserisce che l’umiltà "non è nient’altro che la piena coscienza del proprio io, così com’è. Poiché senz’altro, chiunque riesce a vedere e sentire sè stesso così com’è, in verità di spirito, costui è veramente umile." Questa superiorità si è estrinsecata nel ruolo più mentale del calcio moderno, il portiere. Dida è il vero eroe di questa qualificazione, è stato semplicemente bionico.
Dell’Inter invece resta la magra figura dei propri tifosi che hanno dimostrato tutta la pochezza culturale che lo stereotipo del sostenitore pallonaro si porta dietro da tempo immemore. La frustrazione di anni senza vittorie non giustifica questa vergogna, ogni tipo di riferimento al ricordo del Papa ha svelato questa sera tutta la propria ipocrisia. Lasciate fuori dagli stadi le cose più grandi di voi, voi che non sapete accettare con serenità una sconfitta ampiamente meritata sul campo. Si cercava un pretesto per andare oltre, Merk gliel’ha porto su un piatto d’argento e loro hanno deciso di sfogarsi nel peggiore dei modi.
E’ ora di usare il pugno duro, che più duro non si può. In Italia ci sono gli Hooligans ma nessuno sembra intenzionato a fare niente. Lancio un appello a Massimo Moratti, l’unico che secondo me può stigmatizzare in maniera tranchant questi episodi inqualificabili. E’ ora di muovere le coscienze stroncando sul nascere l’ignoranza, basta giustificare le proprie tifoserie per il timore di possibili ritorsioni. Tifosi del genere non meritano compromessi, non si scende a patti con chi vuole rovinare la reputazione dello sport e della società nerazzurra. Questa non è l’Inter e quei tifosi hanno rubato il proscenio a una squadra orgogliosa e dignitosa anche nella sconfitta.
Pagherei per entrare nella mente dell’azionista di maggioranza dell’Inter: chissà che questa sera, con gli occhi intrisi di fumo, non abbia pensato di vendere la squadra. Ci vuole una legge specifica, ci vuole il biglietto nominale ed elettronico: ognuno è responsabile delle proprie azioni, arrestare l’emorragia di inciviltà all’interno degli stadi italiani è diventato un dovere morale.