Il Milan va a Istanbul, i Meravigliosi di Carlo Ancelotti giocheranno la decima finale della coppa dalle grandi orecchie nella storia del Milan.
L’ultimo scalo del Milan prima di toccare la terra turca, si rivela un autentico agguato per i cuori rossoneri.
La Coruna sembrava un caso isolato, Eindhoven ha consegnato alla storia del calcio la certezza che mai nulla è già chiuso ancor prima di giocare.
Quella vecchia volpe di Guus Hiddink aveva architettato un autentico calvario per gli uomini di Carlo Ancelotti. Squadra compatta, decisa, forte atleticamente con la giusta personalità per imporsi. Giocatori dal cognome non certo roboante ma tremendi, come quel folletto di Park, capace all’andata di mangiarsi autentiche occasioni da rete, capace al ritorno di far impazzire i monumenti della difesa rossonera. Il PSV Eindhoven che giocava bene, ma non segnava in proporzione e che cominciava sempre con il freno tirato sembrava una scheggia impazzita, pressing, fraseggio costante e calma olimpica per gli uomini di Hiddink. Il Milan boccheggiava, chiuso dalla morsa degli avversari e dal fiato costante sulle spalle di un fantasma chiamato La Coruna. Il Milan sembrava finito, ad un passo dal baratro, uno-due degli olandesi e altri trenta minuti supplementari da giocare. Alzi la mano chi avrebbe scommesso su un Milan vincente dopo il mese folle, ricco di impegni appena passato. Ma il Milan ha cuore, grinta, non molla, il Milan ha Massimo Ambrosini. Quell’angelo biondo che si eleva dalle sabbie mobili di un match segnato e dannato e manda diavoli e fantasmi altrove. Ambro invece il Milan lo porta a Istanbul a giocare la decima finale della storia rossonera. Il Bambino d’oro alza la testa, vede Ambro e pennella, il Milan è a Istanbul, il Milan è a Istanbul.
dal sito milan
La Redazione