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CHI VINCERA' IL MONDIALE ?

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ORA ISTAMBUL

La vittoria del ventottesimo scudetto bianconero, arrivata venerdì sera, senza giocare e di fronte alla tv, ennesima novità poco gradevole del calcio del Duemila, non ha sorpreso nessuno. Una società capace di vincere ventotto scudetti, di cui cinque negli ultimi dieci anni, uno ogni due, con un bilancio risanato, ai vertici nelle strategie di marketing e che sta per far partire il restyling dello stadio, trasformandolo in un moderno gioiellino, merita di essere presa ad esempio come case history di successo calcistico. La sua leadership in ambito nazionale ha radici profonde e connaturate con la storia italica, ma va di pari passo con una dimensione internazionale molto meno prestigiosa, che anche quest’anno si è conclusa malamente davanti al fortino eretto dal Liverpool al Delle Alpi.

Nell’ analizzare la conquista del campionato 2004 – 2005 non si può non partire dalla scorsa estate quando la dirigenza bianconera mise da parte anni di rivalità e dissapori per annunciare l’ arrivo di uno dei tecnici più vincenti del mondo, quel Fabio Capello che solo poco tempo prima aveva giurato che non sarebbe mai andato ad allenare la Juve. A differenza di chi lo ha preceduto, don Fabio, nomignolo che gli è rimasto appiccicato dopo la campagna vincente di Spagna, ha personalità curriculum e prestigio per suggerire e concordare, o meglio pretendere, con la Triade le mosse di mercato per riportare la società ai vertici. Conferma a suon di milioni Trezeguet, si porta il fide scudiero Zebina da Roma, a parametro zero, avalla il ritorno alla base di Blasi e chiede tre grandi acquisti, uno per reparto, che costituiranno la nuova colonna vertebrale della squadra. Il portiere di livello mondiale già c’era, d’altronde.

Così, dopo un lungo tiramolla, è arrivato Emerson, nel pieno della sua maturità tecnico – tattica, giocatore che dà equilibri e copertura alla squadra, e, proprio nell’ ultima settimana di mercato, i colpi Cannavaro e Ibrahimovic. Moggi, che all’ Inter l’ha giurata dopo l’affaire Stankovic, si inserisce con grande abilità nel fragile rapporto fra il difensore e l’ Inter, accordandosi con il giocatore e mettendo spalle al muro l’inesperto Branca, che doveva liberarsi di un ingaggio pesante e costringendolo ad accettare in cambio Carini, ex speranza del calcio sudamericano. Con i soldi risparmiati, asseconda Capello, che di Del Piero non si fida molto, e strappa il talentuoso Ibra all’ Ajax, convincendoli nell’ unica lingua che i mercanti olandesi conoscono, quella dei soldi. L’attaccante svedese, il centrocampista brasiliano, il difensore italiano: giocatori di esperienza internazionale, capaci di fare la differenza. Inoltre ha il coraggio di mettere da parte la vecchia guardia( Montero, Ferrara, Birindelli, Tacchinardi) e puntare sui carneadi uruguaiani Oliveira e Zalayeta, che risolveranno più di una partita, senza mai alzare la voce se la domenica dopo tornano in panchina.

Don Fabio punta sul collaudato 4-4-2, parte a razzo mettendo paura a tutti e mette fieno in cascina per i momenti difficili, che, dopo i primi sintomi sul finire dell’anno, vittoria soffertissima sul Bologna e pareggio ricco di polemiche nel big match con il Diavolo, arrivano in febbraio, quando dilapida otto punti di vantaggio sul Milan con le sconfitte contro Palermo e Samp. Gli infortuni di Trezeguet, Nedved, Zebina, la pubalgia di Emerson, l’eclissi di Blasi, il poco smalto di Zambrotta e Buffon, sembrano i segnali di una resa annunciata, specie dopo l’inaspettata eliminazione contro il Liverpool. Da altre parti l’ambiente si sarebbe sfaldato, invece i bianconeri si ricompattano: in questo è maestro Moggi che, sfruttando ad arte i veleni sul caso Cannavaro e sugli arbitraggi, sui quali periodicamente è riuscito a lamentarsi, nonostante gli episodi favorevoli contro Bologna, Milan, Roma, Chievo, ordina il silenzio stampa. La sconfitta interna contro l’Inter resta un episodio isolato incastonato tra le perle del pareggio in rimonta di Firenze, del lampo di Nedved contro la Lazio, della netta vittoria sul Bologna.

Il Milan punta sul confronto diretto per mettere finalmente il naso davanti alla Juve in classifica, ma ci arriva con il fiato corto dopo le battaglie nei quarti e semifinali di Champions contro Inter e Psv. La rovesciata di Del Piero, sempre sostituito e spesso latitante nei momenti decisivi, ma comunque capace di fare 13 reti, imbecca Trezeguet che sfrutta l’errato posizionamento della difesa rossonera per firmare di testa il gol che vale lo scudetto. I giochi sono fatti. La campagna acquisti per il prossimo anno già delineata, con giocatori come Mutu e Nonda, presi a parametro zero, e possibili merce di scambio per arrivare a Cassano e non solo. Chivu e Cristiano Zanetti, ad esempio. Magari sacrificando uno o due campioni sull’ altare del bilancio e della convenienza economica, per conquistare quella Champions che sfugge da 9 anni e per la quale è necessario rimpolpare con ricambi di qualità anche la panchina.

Forse questo è l’unico rilievo da muovere alla Triade che, per la pax nello spogliatoio, punta su un gruppo di 14-15 titolari, affiancandoli a riserve che sanno in anticipo il loro ruolo nel corso della stagione,ma che non possono fare la differenza nei momenti importanti se chiamati a recitare un copione da protagonista. Ruolo che, invece, la Juventus da sempre interpreta. Con successo.

da goal.it


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