Nella giornata di ieri Spalletti ha sfruttato i quotidiani locali per inviare una lettera aperta ai tifosi dell’Udinese. Ha cercato di spiegare loro la sua scelta, i motivi di fondo del suo comportamento. Ha giustificato la sua voglia di andar via con la mancanza di stimoli, che non gli avrebbe permesso di rendere al 100% per un’altra stagione.
I friulani, dal canto loro, sono molto disincantati. Sanno che nel professionismo di oggi c’è poco spazio per i sentimentalismi. Non hanno digerito la mancanza di chiarezza, e nella querelle a mezzo stampa tra Patron Pozzo ed ex tecnico si sono ovviamente schierati dalla parte del primo.
E’ di oggi la notizia che Pozzo aveva in mano anche Del Neri, ma gli ha dato il via libera perché convinto che Spalletti rimanesse. In una terra che fa della lealtà e del lavoro lo strumento per raggiungere tutti i traguardi, il modo con cui questo addio è stato gestito non può che stridere con l’affetto sincero che c’è stato tra Spalletti ed il suo pubblico in questi tre anni.
A non essere stato digerito dai tifosi, però, è stato appunto il modo in cui questo addio si è consumato, non tanto l’addio in sé. Perché il pubblico friulano ha fatto ormai il callo agli allontanamenti forzati. Per i supporter bianconeri è stato un trauma l’addio di Zaccheroni e Bierhoff dopo il terzo posto del 1997-98, è stato un trauma l’addio di Guidolin ed Amoroso dopo il vittorioso spareggio-UEFA contro la Juventus dell’anno successivo, ma con il susseguirsi regolare di questo tipo di situazioni, hanno imparato a non identificare il proprio amore con un giocatore o con un allenatore, ma con i colori, con la società, con la proprietà, che attraverso scelte intelligenti e lungimiranti ha saputo ripagarli. E così anche questo addio è stato assorbito con fiducia ed apparente noncuranza, anche per le buone notizie che continuano ad arrivare sul fronte del mercato.
E dal punto di vista dei sentimenti? In quest’ottica i friulani vivono la cosa in modo un po’ più conflittuale. La gratitudine verso il professionista è smisurata, la riconoscenza per aver portato ad Udine un traguardo mai toccato prima resterà per sempre nei cuori di ogni udinese, ma dal punto di vista umano qualcosa si è rotto, e non è difficile sentire nei discorsi da bar serpeggiare timidamente la parola “tradimento”. Ma si sa che nessun amore vero finisce in maniera indolore.
Michele Mavino
da goal.it
La Redazione