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La sconfitta di Genova (peraltro immeritata) ha riacceso intorno alla squadra di Carletto Ancelotti il solito vortice di dubbi e insinuazioni che le vittorie con Siena e Fenerbahce sembravano aver in qualche modo quietato. In Italia, si sa, la ricerca della polemica pretestuosa e del pissi-pissi di dubbia veridicità è uno degli sport nazionali, e il Milan non poteva certo fare eccezione. Fatto sta che i rossoneri ci mettono del loro.

Nella “quasi crisi” di Sheva & C. il fattore psicologico e quello tecnico sembrano strettamente legati, praticamente complementari. I gol presi da calcio piazzato sono probabilmente il sintomo superficiale di un’inquietudine nascosta. Mancanza di attenzione, si dice. Tutto giusto, ma l’attenzione dipende dal lavoro in allenamento e dal seguire pedissequamente le indicazioni del tecnico: da questo punto di vista Ancelotti pare non riuscire a far breccia nella psiche dei suoi ragazzi.

Una questione di credibilità di fronte al gruppo, quindi: una credibilità minata da Istanbul in primo luogo, e soprattutto da una dirigenza che non riesce a fare quadrato intorno al tecnico di Reggiolo. Prima gli equivoci del mercato estivo (rinnovo del “ribelle” Kaladze, acquisto di Vieri senza avvertire prima l’allenatore, addio di Crespo), poi le punzecchiature presidenziali. Urge un ricompattamento interno e magari uno o due interventi mirati nel mercato di Gennaio.

In certi frangenti i rossoneri paiono fin troppo fatalisti, quasi rassegnati all’inevitabile: gente come Gattuso e Seedorf risente ancora della sindrome turca, quasi che personalità e carattere, indiscutibili, fossero rimaste sul Bosforo. Lo psicologo rossonero De Michelis ha recentemente affermato in un’intervista a un quotidiano sportivo nazionale che il Milan è pronto per tornare a vincere. Sarà, ma un gruppo degno di chiamarsi tale avrebbe tramutato la delusione in energia positiva invece che crogiolarsi nello psicodramma collettivo.

In questo senso fanno sorridere problemini assolutamente risolvibili come gli stenti di Gilardino o le ginocchia di Maldini, fisiologicamente malconcie. Servono entusiasmo e abnegazione. Doti che solo i “senatori” del gruppo sono in grado di trasmettere. Ora più che mai il futuro è nelle loro mani. Nulla è perduto, ma serve una scossa, e in fretta.

Mattia Montanini
da goal.it

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