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FERMIAMOCI A RIFLETTERE

Tutto quello che ci incanta, ci guida e protegge altresì. Appassionatamente ossessionati da quel che amiamo – barche, aeroplani, idee, la Sampdoria – la magia spiana la strada innanzi a noi, abbatte le norme, non sente ragioni e dissensi, ci porta con sé oltre abissi, paure, dubbi. Senza il potere di questo amore nulla può avere più senso.

Avrei voluto stasera sedermi davanti al portatile, come sempre, e scrivere il consueto pezzo d’amore sulla Sampdoria, assecondando la mia poetica visione del gioco pallone che a molti piace e che qualcuno detesta. Ma non lo farò. Vi chiedo scusa in partenza, ma quello che ho visto oggi al Del Duca di Ascoli Piceno è un qualcosa di talmente stomachevole, per non dire rivoltante, che la partita non merita nemmeno di essere commentata e non solo perché ha colpito una compagna di trasferte, ma perché i limiti in questo calcio sono stati da un pezzo superati.

“Cosa stai scrivendo, papà?”, mi chiede e mi guarda con il buffo stupore dei suoi cinque anni, come se non avesse mai visto nessuno adoperare un computer portatile. Quando qualcuno mi distoglie dal raccoglimento della scrittura con qualsivoglia domanda, io, normalmente, rispondo senza dar troppe spiegazioni, per mettergli paura ed azzittirlo così.

“Sto scrivendo una lettera contro la stupidità umana, perché è inammissibile che si tenti di uccidere una donna inerme per una stupidissima partita di calcio”.
Nonostante la mia sgarberia, il suo viso è celestiale, illuminato di curiosità e dal coraggio di soddisfarla. Profondi occhi bruni, una bionda cascata di capelli.
“Leggimela”, mi dice intrepida. Le leggo l’ultimo paragrafo, fin dove s’era interrotto.

“Ed è vero?”. Purtroppo sì. Prova a spiegarlo ad una bambina di cinque anni e poi mi racconti. Prova a spiegarle che nonostante gli sbandierati decreti, la schedatura nominale da regime di persone normalissime che vanno allo stadio tenendo per mano i propri figli, la ridicola tolleranza zero da commediola all’italiana, tipica di questa patetica nazione dove tutto si promette e nulla si mantiene, nonostante tutto questo, raccontale che nel 2005 c’è ancora qualche delinquente, qualche lobotomizzato che non meriterebbe neppure di essere chiamato uomo, che entra in uno stadio con una pistola lanciarazzi e spara contro la curva avversaria con la logica conseguenza di un tentato omicidio. Perché i reati vanno chiamati con il loro nome…

Prova a spiegare a tua figlia che deve stare tranquilla ogni volta che vai in trasferta perché intanto tu ti comporti bene e stai fuori da guai. Tanto poi c’è qualcuno, al quale hanno permesso di entrare allo stadio armato, che tenta, magari per gioco, di farti la pelle… Perché, signori, parliamoci chiaro: è ora di farla finita. Di farla finita con le menzogne, con le sbandierate di propaganda, con decreti da staterello del terzo mondo, con forze dell’ordine spavalde con semplici famiglie che vanno pacificamente a vedere una partita di calcio e terrorizzate da delinquenti che allo stadio non dovrebbero neppure avvicinarsi.
A questo siamo arrivati, ad un idiota che spara un razzo da una curva all’altra e prende in faccia una donna inerme.

Fermiamoci un attimo a riflettere. Tutti. Perché dalla semplice affermazione “Non è giusto” sono partite le imprese più grandi, dalla semplice presa di coscienza del “Non è giusto” si pongono le fondamenta per poter cambiare il mondo.

da goal.it

Fabio Alescio

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