Francesco Saverio Borrelli non ha dubbi: "È lo scandalo più grande della storia del calcio". È questa l'affermazione conclusiva delle 193 pagine di relazione con cui l'ex capo di Mani Pulite illustra al procuratore federale Stefano Palazzo i meccanismi interni della cupola del calcio. Nello stesso documento Borrelli annuncia la necessità di continuare ad indagare sugli altri aspetti di questo scandalo: "La sua unicità, la vastità del contesto, il numero davvero ampio di società e soggetti coinvolti, i plurimi filoni indagativi che sin da ora emergono e che vieppiù emergeranno nel prosieguo, non permettono di ritenere conclusa l'opera di individuazione delle responsabilità eventualmente attribuibili ad altre società e ad altre persone fisiche".
Il suo Ufficio Indagini sta già lavorando al filone calcioscommesse emerso alle procure di Parma e Udine (Buffon e Iaquinta), agli imbarazzanti interrogatori sul filone Gea della procura di Roma, (Nesta, Cannavaro, Trezeguet) e a nuovi profili di illeciti disciplinari emersi dagli interrogatori sportivi.
È un documento dai toni definitivi quello firmato da Borrelli. "Tale sistema- scrive il magistrato- si è affermato avendo come principale soggetto di riferimento il Moggi ed ha visto come prima beneficiaria dei relativi effetti la Juventus. Del medesimo sistema che si potrebbe definire "dominante" si sono nel tempo giovate altre squadre. In tal senso va inquadrata l'attività della Fiorentina e della Lazio. Parallelamente, il Milan ha sviluppato proprie e autonome vie per ottenere determinati favori arbitrali; ciò in considerazione del ruolo di antagonista istituzionale rivestito da tale società rispetto alla Juventus".
La Juventus La Juve- scrive Borrelli- "ha esercitato negli anni una posizione di assoluto dominio sull'intero mondo del calcio tanto da ingenerare dubbi e perplessità sulle modalità con le quali, in Italia, sono stati raggiunti, nel tempo, risultati di vertice". "Giraudo e (soprattutto) Moggi sono apparsi come elementi fondanti di quell'associazione che tanto ha influito sul regolare andamento del campionato di calcio di serie A 2004-'05 ma la cui nascita deve certamente, farsi risalire anni addietro. Questa associazione è emersa così numericamente consistente, strutturata e pervasiva, capace di occupare tutti gli spazi relativi al mondo del calcio, che non è davvero lontanamente immaginabile che la stessa possa essersi come d'incanto materializzata ed affermata soltanto in un campionato".
Le fughe di notizie Come premessa, Borrelli fa notare che le indagini sono state danneggiate dalla "divulgazione, tanto completa quanto deprecabile, delle tre informative dei carabinieri, parte integrante dell'impianto accusatorio penale della procura di Napoli". Questa pubblicazione ha permesso agli indagati di mettersi d'accordo. "L'impressione è stata quella di essersi trovati di fronte a difese concordate e precostituite nella loro interezza, senza tralasciare anche scelte difensive "strategiche": in tale unitaria strategia rientra pienamente la sottrazione alle audizioni dei tre personaggi nei cui confronti si disponeva il più ampio materiale probatorio" (Moggi, Mazzini e la Fazi).
I depistaggi Borrelli individua anche tre linee guida su cui gli imputati hanno concordato la loro strategia difensiva: "Delegittimare alcune persone, sminuendone i ruoli; ricondurre a goliardate, o frasi in libertà, numerose e gravi affermazioni intercettate; attribuire responsabilità quasi esclusive ai tre soggetti sottrattisi alle audizioni". Tutto ciò conferma l'esistenza di un "vero e proprio accordo associativo che ha rafforzato ulteriormente l'impianto accusatorio già emerso in sede penale".
Le amicizie con gli arbitri "Particolarmente rilevante è il vincolo che ha unito il direttore generale e l'amministratore delegato della Juventus ai designatori arbitrali allo scopo di influenzare le designazioni, di arbitri ed assistenti, in diverse partite coinvolgenti soprattutto (anche se non soltanto) la Juventus. Notevole si è presentato anche il rapporto con i vertici della Figc e della Lega Calcio di A e di B. (...) È fatto acclarato che Moggi e Giraudo la facessero da padroni negli spogliatoi (anche in trasferta) per censurare eventuali comportamenti contrari agli interessi della Juventus".
Galliani e Meani Per quanto riguarda il Milan, Borrelli certifica "l'emersione di una influenza, diretta ed efficace, sugli organi designatori arbitrali (...) Per il Milan non può parlarsi di una organizzazione strutturata come quella juventina: ciò non toglie, comunque, l'emersione di una influenza diretta ed efficace, sugli organi designatori arbitrali". Adriano Galliani "si è sforzato di prendere le distanze dal suo collaboratore Meani, riconducendo le sue attività ad iniziative di carattere personale... dove il ruolo del Meani risulta essere parte integrante (al di là della qualificazione formale) del Milan".
La morte del Papa Per Borrelli la dimostrazione dell'influenza che il Milan poteva esercitare per il tramite dei suoi dirigenti diventa palese in una conversazione tra Galliani e Meani in cui "si ricorda che, nel corso della telefonata, lo slittamento del campionato, motivato dalla morte del Papa, viene determinato anche per consentire il recupero dei calciatori del Milan infortunati".
Anti Juve ma non solo "Meani collaboratore con specifiche mansioni di addetto agli arbitri attiva il proprio giro di conoscenze, derivante dalla sua precedente attività quale arbitro, con il fine non solo di compensare i favoritisimi voluti dalla squadra bianconera, ma di fatto tentando di ottenerne favori ed a vantaggio del Milan (...) Proprio perché Meani non ricopriva cariche dirigenziali sarebbe immotivato ed inspiegabile l'iperattivismo dimostrato nell'avvicinare ed istruire arbitri ed assistenti, attività che invece trova significato nell'affidamento di tale incarico ad un semisconosciuto come Meani senza esporre direttamente la società".
Fiorentina e Lazio "In relazione al caso Fiorentina c'è da premettere che l'operazione di salvataggio avverrà con l'assenso, la partecipazione, il benestare di Moggi e Giraudo la cui opinione e volontà, come ampiamente provato e riscontrato dalla procura di Napoli, erano essenziali per il compimento di una simile attività illecita. Analogamente in questa attività risulta essere stato coinvolto il presidente della Lega e vice presidente del Milan, Galliani, che a detta di Mazzini viene informato dell'operazione a favore della squadra toscana".
Le bugie di Lotito Borrelli stoppa una prima difesa di Diego Della Valle sulla famosa frase "una proposta da bandito". Diego Della Valle davanti all'ufficio indagini "ha escluso di avere avuto contatti telefonici con Lotito e affermato che la cosa era inventata di sana pianta, mentre Lotito, pur non negando la telefonata ha riferito che la stessa non verteva su una proposta di combine (di Lazio- Fiorentina, ndr) bensì era un tentativo di Della Valle di farlo schierare con la propria alleanza per le allora imminenti elezioni del presidente della Lega. Vale la pena di osservare che, all'epoca di tale conversazione, il Galliani era già stato confermato alla presidenza della Lega, circostanza, questa, che rende poco plausibile la spiegazione fornita dal presidente della Lazio". Su Lazio-Fiorentina Borrelli ha le idee chiare: "A fugare ogni residuale dubbio sul tentativo di condizionare la partita vi è la conversazione tra Mazzini e Bergamo (...) anche alla luce delle contraddittorie, omissive e comunque non chiarificatrici dichiarazioni rese in sede di audizioni da Mencucci, Bergamo, Della Valle".
Carraro Sul presidente della Figc Carraro il giudizio di Borrelli è duro: "Non può non essere rimarcato, se non altro per l'autorevolezza della fonte da cui promana, anche l'interessamento, sul designatore Bergamo, del presidente Carraro il quale, dimentico del suo ruolo istituzionale, parla specificamente di "aiuti" da concedere alla Lazio".