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INTER NELLA STORIA

Un’Inter nella storia. Espressione retorica a volte abusata, ma in questo caso veritiera. La squadra nerazzurra allunga a 12 capitoli la serie di successi consecutivi in campionato, battendo fuori casa il Toro per 3-1.
E se Mancini è cauto e dichiara che “Non cambia niente, conta solo l’obiettivo finale” e lo stesso bomber svedese, tutto genio e sregolatezza in campo si veste da bravo e prudente ragazzo e ammette di aver iniziato bene l’anno nuovo ma si può e deve sempre migliorare, intanto in casa nerazzurra è record di ogni epoca.
L’Inter si gode primato, record e una coppia del gol da fare invidia. Sono 12 i successi consecutivi, mai nessuno meglio di loro, soppiantano così la Roma ferma a 11.
Sì, la banda Mancini, vince con i gol del figliol prodigo Adriano, finalmente tornato davvero, mette la firma sul terzo gol nelle ultime tre gare. L’Imperatore inizia nel peggiore dei modi: si fa male alla caviglia sinistra ed esce dal campo, ma che l’Imperatore sia tornato davvero si intuisce da come è tornato capace di stringere i denti e con la voglia del campione si va a prendere il pallone lì in alto di testa e timbra il vantaggio.
Ma l’Inter, questa Inter di vittorie e record, che schiaccia gli avversari, che brilla meno ma convince ha la faccia spregiudicata e geniale di Ibrahimovic, che dopo il pareggio granata di Fiore, palla al centro semina il panico e inventa un diagonale da cineteca, per l’immediato 2-1 nerazzurro, solo il suo gesto meritava il prezzo del biglietto. L’Inter ha anche l’espressione cattiva e determinata di Viera, l’instancabilità di Stankovic e soprattutto lo sguardo fiero, orgoglioso, l’infallibilità di Marco Materazzi, un'ancora al centro della difesa, inaffondabile, è lui che mette a segno dal dischetto il terzo gol, è lui uomo decisivo in più occasioni con i nerazzurri oggi anno 2007 e ieri con la nazionale campione del mondo, anno 2006. Forse fin troppi a volte se ne dimenticano…
Ma l’Inter di e per Roberto Mancini, capace di ingoiare, di mettere da parte una proverbiale arroganza e mettere a frutto di un gruppo stellare il genio del campo.
Una squadra capace di essere, finalmente non solo bella, ma spietata, un’Inter che non si ferma e vola a più 10 sulla Roma, che ora sarà ancora una volta obbligata, per tenere il passo, a non sbagliare.


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