E’ una domenica come le altre, tutto scorre secondo ordinaria follia…
Mentre l’Inter è sempre più sola in cima alla classifica e chiude la pratica Fiorentina con un tanto chiacchierato gol fantasma di Ibrahimovic, la Roma frena di nuovo a Livorno, contro una squadra che fa gruppo intorno al suo allenatore, esonerato e poi ripescato nel giro di due giorni.
E’ una gara maschia, macchiata subito da un rigore discutibile, concesso al furbo e poco corretto Lucarelli. Così i giallorossi si ritrovano sotto di un gol e una partita che proprio non vuole mettersi sui binari giusti, quelli di una improbabile rimonta. Ecco nel secondo tempo il tocco magico del capitano, colui che intende farsi carico della Roma, e della Roma soltanto, e tentare l’impossibile, è lui che ristabilisce la parità e riadrizza le sorti.
Francesco Totti, tutta la partita con Galante alle costole, sui piedi, in faccia con una gomitata, il capitano esplode e reagisce. L'arbitro lo chiama a sè, come fa con Galante, ma il capitano giallorosso pensa bene di non dare udienza al giudice di gara, forse troppo convinto della giustezza dei suoi gesti e reazioni. Rosso, è espulsione. Ma è fuori dal campo che Totti dà il peggio di sé, con i nervi tesi, direi sfilacciati, spintona Vito Scala, suo preparatore, amico fraterno e istruttore di campo e di vita.
Scena disgustosa, con tutte le attenuanti offerte poi dallo stesso Scala, padre putativo, un altro di Francesco: problemi personali, problemi fisici. Va bene, ci stanno le solite frasi retoriche e luoghi comuni, da costruirci un festival: “dietro ogni calciatore c’è un uomo”, “capita a tutti di sfogarsi per una settimana difficile”…
Viene, semplicemente da fare un confronto, già azzardato sui quotidiani, è quello con un altro capitano, Alex Del Piero. Lui, che nella stessa giornata di campionato, raccoglieva l’ovazione… globale per le sue 500 partite in bianconero, risultato della fedeltà e rispetto verso la Juventus, e non si venga a dire che per Totti la Roma è diversa… Del Piero ha seguito in B la Vecchia Signora, è stato sì, protagonista felice di una lunga stagione di successi, ma anche di sacrifici, dolori, incomprensioni, sempre affrontati con grande professionalità e correttezza e non a 10 miln di euro annui. Grande campione.
Totti, si erge a simbolo di una squadra, per la quale rifiuta la Nazionale, che lo ha aspettato e proiettato nell’Olimpo dei campioni, ha cadute di stile continue, quando si esce dai confini della romanistità, non presentarsi al passaggio della fiaccola olimpica insieme all’antagonista Di Canio… E poi, basta sempre un Galante di turno, per fargli saltare i nervi in quella maniera, davanti agli occhi del mondo sportivo e non, oggi è stato Galante, ieri era Collonnese, e ancora ieri l’altro Poulsen, che si è rimediato uno sputo in diretta mondiale… tutti provocatori alla ricerca dei nervi fragili del povero Francesco!
No, dispiace, ma la tutela di questo eccellente giocatore, che delizia gli amanti del calcio con i suoi tocchi, i più famosi cucchiai e altri colpi geniali, tipici solo di un grande giocatore, non lo rendono un campione.
Oggi, dopo che le immagini, che vedono Totti perdere la testa, hanno di nuovo fatto il giro di tutte le televisioni, la Società nicchia sulle possibili sanzioni da infliggere al giocatore più rappresentativo della Roma e i buonisti, benpensanti fanno a gara per giustificare il momento, l’ennesimo di ordinaria follia del capitano.
NO! E’ con un campione di tale levatura che si deve essere più esigenti, se lo si ritiene tale.
La Redazione