Roby Baggio, capello corto, brizzolato, senza il suo inimitabile e inconfondibile codino… orecchini, anelli e collanine, quasi come il tempo si fosse fermato, per lui e per tutti quelli che negli anni hanno amato il calcio, con lui, per lui e attraverso lui.
40 anni, i suoi primi e dover ancora scoprire cosa fare da grande… così esce dal suo ritiro con un’intervista al tg1. Lui da “grande” ha fatto calcio, ha fatto parlare i suoi colpi di genio, quei piedi fantastici, che hanno regalato magie per anni, quelle ginocchia che tanto hanno fatto i capricci, ma che la voglia, l’amore per questo sport, hanno tenuto in un rettangolo verde a continuare a regalare magie fino a tre anni fa.
Tre anni fa… il giorno del suo ritiro, una perdita inestimabile per il calcio mondiale, un campione di sport e di vita, lui Roberto Baggio, non poteva più continuare a lottare contro le sue ginocchia, lui che tante volte aveva fatto il miracolo, soprattutto per quella maglia azzurra, amata, sofferta, inseguita e sempre onorata…
Sono quaranta adesso, ma negli occhi di tutti gli innamorati del pallone restano i suoi gol, le sue giocate e il suo carisma, il suo essere campione nella vita, il rispetto per lo sport che ama. Resta ora il suo silenzio, il non voler rientrare in quello che è stato ed è il suo regno, forse deluso, da quel contorno non sempre così limpido… ma ora che sono quaranta non possono essere semplicemente sintetizzati in straordinarie cifre: 452 partite in serie A e ben 205 perle incastonate in una rete, altrettante 56 presenze in maglia azzurra con 29 gol.
Pallone d’oro e premiato dalla gente come miglior azzurro del secolo e dalla Fifa, con un sondaggio sul miglior calciatore di sempre, in classifica dietro solo a Maratona, Pelè ed Eusebio.
Tanti, riduttivo citarli, i successi e le immagini straordinarie regalate al calcio, le notti magiche dei Mondiali ’90, la determinazione e la classe che hanno condotto la nazionale di Sacchi alla finale col Brasile e i suoi miracolosi recuperi dagli infortuni che mettevano in ginocchio il campione mai domo… e un’unica immagine da dimenticare, quell’incubo che ancora non vuole abbandonarlo: quell’ultimo calcio di rigore nel caldo afoso della California, quell’ultimo rigore che finisce così alto sopra la traversa e che vuol dire Brasile Campione del Mondo, vuol dire fine del sogno… mondiale
Ma del tuo sogno Roby, quel sogno non finisce mai, quel sogno vivrà sempre nel calcio.
Auguri.
La Redazione