Finalmente Festa…
L’Inter festeggia il suo 15° scudetto, arrivato dopo 18 anni, lunghi, interminabili. Anni di sofferenze e rincorse, anni da eterni secondi.
Sembrava ormai un canovaccio già scritto, essere lì proprio ad un passo dal trionfo, dalla vittoria e vedersi soffiare via il successo. Troppe volte è successo, vedere gli altri festeggiare mentre si piangono lacrime di rimpianti e rammarichi, vedersi sorpassare di un niente all’ultimissimo istante.
Ma questa volta, questa Inter ha scritto un’altra storia, diversa… a cinque giornate dalla fine dei giochi, si laurea campione, senza possibilità di repliche e spazio per fantasmi di nessun genere.
Ora c’è posto solo per la felicità, per la Festa, appunto…
E deve festeggiare quest’Inter, deve festeggiare il Presidente Moratti, che con la sua passione, a volte scellerata, comprava sogni neanche tropo a buon mercato senza raggiungerli mai.
Deve festeggiare Roberto Mancini, giovane e arrogante che ha creduto e rischiato e alla fine a vinto, come i grandi campione alla fine riescono sempre a fare.
Devono festeggiare le stelle nerazzurre, che in campo con la tenacia, la grinta, la classe hanno saputo raggiungere l’obiettivo, l’unico possibile: la vittoria.
Non si poteva fallire, non quest’anno, non più e con una cavalcata perdifiato, fatta di record si è arrivati alla meta.
L’Inter campione, sì. L’Inter di Mancini, che con classe ed eleganza, ma con determinazione e consapevolezza ha saputo dare un’anima, un gioco e uno spirito di squadra a quest’Inter.
L’Inter di Ibrahimovic, genio e sregolatezza, una sregolatezza disciplinata dal talento e dalla voglia di vincere, i suoi colpi geniali e le sue doti da fuoriclasse.
Ma è l’Inter del capitano Zanetti, della tenacia di Stankovic, della preponderanza di Vierà, dello straordinario tempismo di Cruz, delle pause e dei silenzi di Adriano, l’imperatore triste, che ora gioisce. Ma è soprattutto l’Inter, dell’italiano Materazzi, l’esempio più bello di questo calcio, di questa vittoria, l’uomo dell’anno, protagonista ed eroe di Berlino, ha portato dentro di sé e nella sua Inter, la stessa consapevolezza di eroe, di forza e di caparbietà, doti che lo hanno riscattato, orami in modo definitivo da quei luoghi comuni e false etichette.
Eroe anche di Siena, è proprio lui che con una doppietta, come a Berlino a regalare ai nerazzurri la gioia tricolore, l’immagine migliore di una festa.
E, infine, devono festeggiare e festeggeranno anche Giacinto Falchetti, scomparso prima di assaporare questa immensa gioia, ma da lassù dopo la dedica dello scudetto, ne sarà ancora più orgoglioso e festeggerà anche Peppino Prisco, il mitico avvocato interista che dal cielo sfotterà i cugini milanisti, godendosi di nuovo la magia della vittoria…
Allora festa sia, Inter campione.
La Redazione